Sto mangiando la carota più amara che ricordi di aver mai mangiato. In realtà non mi sarei mai aspettata di trovare amara una carota. Continuo comunque a mangiarla, continuo a masticare anche se il sapore non è proprio quello che mi aspettavo. Capita, no…che la realtà si riveli differente dalle immagini delle nostre aspettative. In questi giorni mi sento talmente forte e felice che potrei prendere in braccio due persone portarle dove vogliono. Quando sono così condivido il mio benessere e cerco sempre di invogliare chi mi sta attorno a volersi bene, a volersi meglio…a osare…a chiedere. Una sorta di rivoluzionaria delle intenzioni. Ultimamente capita spesso – quasi tutti i giorni – che la mia piccola casa parigina si trasformi in un ristretto covo di italiani a Paris che cercano, fanno, si muovono e poi si consultano, fanno il punto della situazione, trovano nuovi spunti. Il tema principale ultimamente è il lavoro e tutti, chi più chi meno, stiamo scoprendo quante possibilità può offrire una città del genere. Il circolo dei cazzoni quali siamo, si riunisce davanti ad una tazza di the, infuso, biscotti o quello che trovo in dispensa oppure, a seconda dell’ora, davanti ad una crepe oppure una cenetta organizzata all’ultimo minuto. Questo momento per noi è il “the delle amicheeee” – detto con un accento sardo visto avviene in casa mia – perchè di amiche si tratta anche per la percentuale omosessuale del piccolo gruppo. L’ sms tipo: “Ci vediamo stasera per un the con le amicheee” e tutti noi capiamo che faremo un resoconto dei giri fatti, delle persone conosciute, degli eventuali colloqui, casting..quello che è. Notavo che dal particolare arriviamo sempre a parlare del generale a fare discorsoni teorici sulle aspirazioni, sui cambiamenti, su quello che ci aspettiamo dalla vita e, soprattutto, da noi. Ecco in questo periodo mi sento una specie di coach perchè ho un punto di vista estremamente ottimista (anche troppo, forse) e allora vai di pacche sulle spalle, di incoraggiamenti, di motivazione dove vedo qualche carenza. Eppure, a volte, dopo una serata a sentire i dubbi o le perplessità di qualcuno di loro, dopo una serata a cercare di mostrare il tutto sotto una luce diversa questo qualcuno va via contento, alleggerito ed io chiudo la porta  e mi sento improvvisamente scarica. Come se avessi raccolto i dubbi o le incertezze e me le fossi mangiate con gli ultimi biscottini da the.

Questo è uno di quei momenti. Avrei avuto bisogno di stare un pò con me stessa, dedicarmi delle ore solo per me come ho fatto ieri ma il “the delle amicheee”  c’è stato e non riesco mai a dire di no visto che il più delle volte mi carica, mi diverte da morire, insomma… è sempre un piacere quando si improvvisa un’ uscita o un incontro così (anche perchè mi accorgo che le giornate in cui non ci vediamo o ci sentiamo solo per sms, mail o chiamate veloci… i cazzoni mi mancano…). Vorrei solo capire perchè mi sento così scarica. A volte un certo tipo di negatività, quella inconcludente, quella inutile e distruttiva mi fa traballare. E’ che dal generale arrivo al generalissimo e allora inizio a pensare su quanto siamo stolti come esseri umani che non riusciamo nemmeno a viverci il momento. E’ una continua lotta con quello che non siamo e che probabilmente non saremo mai, con quello che non abbiamo e con quello che pensiamo ci sia indispensabile per essere felici. Eppure, senza prenderci in giro, diciamolo pure che la parolina felicità  semplifica un altro concetto e cioè l’approvazione e l’amore degli altri. Tutto inizia quando sei piccolo piccolo e per ogni stronzata che fai c’è sempre qualcuno a dirti:”Bravo, bravissimo”. Ti abitui ad un attenzione e ad un amore che difficilmente riuscirai ad avere in seguito nella tua vita  se non a seguito di grandissimi successi conclamati all’unanimità (….? Forse mai?). Insomma cresci e scopri che non tutti si stupiscono se parli, se batti le mani o se ti muovi a ritmo con la musica. Non solo: le cose che fai le sanno fare quasi tutti e magari meglio di te! Allora scopri che ti hanno venduto un illusione quella di farti sentire unico. E forse ci vuole una vita intera per scoprire quello che ci rende davvero unici, visibile e prezioso solo a chi ci ama; certamente sono tutte cose che non servono per avere contratti interessanti, prestiti personali e cose così!

A questo punto rischio di delirare quindi è meglio che la chiuda qui. Spero solo che la notte porti un sacco di sogni a quelli del “the delle amicheeee”; sogni realizzabili o irrealizzabili, sogni ad occhi aperti, sogni come incubi. Tanto i sogni iniziano e finiscono, li viviamo e poi li lasciamo buttati sul cuscino quando ci invaghiamo di un nuovo momento. Quello che ci serve sempre, quello di cui non possiamo fare a meno è l’amore. Riducendo tutto in minimi termini, ogni cosa che accade in questo mondo, nelle nostre vite, nelle vite degli altri sono condizionate dall’amore. Tutto deriva da questo sia le cose splendide che le cose orrende. Tutto deriva da una eccessiva o scarsa dose di amore (inteso nel suo senso più ampio).

Ed io sono fortunata perchè la notte me l’ha portato ed ora mi sta aspettando a letto.